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Le soglie del mondo oscuro

Aggiornamento: 1 giu 2023

Santi, prodigi e antichi calendari


Fin dalla fine degli anni '90, gli studi di Giorgio De Santillana ed Herta Von Dechend (1) mi spinsero ad approfondire il significato delle criptiche rappresentazioni cosmologiche di tutto il mondo, tramandate attraverso simboli, miti e leggende. Nel 2005, l'amico e mentore Giovanni Feo pubblicò il libro “Giganti etruschi”, incentrato sulla scoperta del sito di Poggio Rota, nelle campagne di Pitigliano (GR) che, a oggi, risulta essere l'unico cerchio di pietre integro, e in loco, del nostro paese. Grazie a quel legame personale ebbi l'opportunità di poterlo vivere, partecipando ad alcune fasi di raccolta dei dati che videro impegnati diversi studiosi, tra i quali gli archeoastronomi (2) Gaspani, Calzolari, Ottavi, Radureau e l'archeologa Negroni Catacchio, profonda conoscitrice delle culture dell'epoca del rame.


Poggio rota: la Stonehenge italiana


Il sito, composto da 10 enormi monoliti (alti fino a 4,5 metri), è posto in cima a un poggio tufaceo affacciato sulla valle del fiume Fiora, il maggiore corso d'acqua a Ovest del Lago di Bolsena. Su due di quegli enormi massi sono presenti dei tagli artificiali; puntatori utilizzati per l'osservazione del tramonto dei corpi celesti.

Dallo studio emerse un dato curioso che in un primo momento spiazzò i ricercatori; mentre il solco del monolite al centro della struttura mira inequivocabilmente al tramonto del sole all'equinozio (21 Marzo e 23 Settembre), quello meridionale punta a una piccola sella, nella quale l'astro “entra” ogni 28 Gennaio. Una data che, evidentemente, doveva rivestire un particolare significato per i costruttori dell'osservatorio. Infatti, quello è il punto in cui tramonta la luna seguente al plenilunio del solstizio estivo. Una data a metà strada tra il massimo spostamento a sud del sole e l'equinozio di primavera. Tradotto in immagini, si tratta dell'uscita dal periodo buio dell'anno, a pochissima distanza dalla festa cristiana della Candelora.


Questi dati rivelano una profonda conoscenza dei movimenti della luna che, rispetto a quelli del sole, sono molto più articolati e necessitano di osservazioni ben più complesse. Inoltre, questi movimenti richiedono anche una capacità di trasmissione delle informazioni, di generazione in generazione, così accurata che risulta davvero difficile da immaginare in assenza di una lingua scritta; teniamo presente che l'osservatorio di Poggio Rota è datato al III millennio a.C.!

Si svela, quindi, un sistema calendariale Luni-Solare con una suddivisione dell'anno in otto parti, del tutto coerente con la ben nota ruota del tempo del cosiddetto calendario celtico.

Osserviamo più da vicino le date individuate: abbiamo detto che il sole tramonta in quella direzione il 28 Gennaio, ovvero 39 giorni dopo il solstizio invernale. In modo speculare, ovvero 39 giorni prima, si arriva al 13 Novembre. Due date molto vicine alle celebrazioni di Samahin e Imbolc, che, a loro volta, si riferiscono a un sistema molto più antico e diffuso di quello che immaginiamo.


Giovanni Feo tracciò un interessante confronto tra le direzioni marcate nel sito di Pitigliano con quelle di un altro osservatorio solare incentrato sulla zona più alta del paesino di Barga (LU)(3), dove sorge il duomo di San Cristoforo. Qui il gioco di luce è più articolato e crea uno spettacolo che toglie davvero il fiato; al tramonto del 11 Novembre, il sole, dopo essere sparito per qualche secondo dietro al monte Forato, riappare per un istante facendo capolino da un enorme buco che da il nome alla montagna.

Iniziammo così a scambiarci informazioni con l'intento di censire altri allineamenti simili e li trovammo a Pietramarina (PO), nei pressi di un sito etrusco del VII sec. a.C., dove un enorme macigno - il c.d. “masso del diavolo” - presenta due profonde canalette. Una porta lo sguardo al tramonto del solstizio invernale. L'altra segna la direzione all'orizzonte in cui si staglia l'isola della Gorgona, dietro alla quale, sempre l'11 Novembre, cala il sole.

Un altro allineamento lo scoprii a Terracina (LT) dove dai templi dell'acropoli maggiore, a cavallo del 11 Novembre, si vede il sole che tramonta dietro la cima del Circeo. Due luoghi profondamente legati al culto dell'antica dea (Feronia, Venere, Fortuna e la maga Circe, coloro che presiedono al circo-lo della vita e alle iniziazioni).



I giorni d'inizio Novembre e quelli tra la fine di Gennaio e i primi di Febbraio, dunque, sembrano essere stati dei punti di riferimento di un sistema calendariale molto antico e complementare a quello che utilizza solstizi ed equinozi. Ma perché un gran numero di celebrazioni, cristiane e precristiane tendono a concentrarsi in questi due momenti dell'anno? Si tratta esclusivamente di tradizioni legate al computo del tempo o c'è qualcosa di più arcaico, e simbolico, legato alla magia degli elementi?


A pensarci bene, quello è un periodo molto particolare, poiché ha luogo un evento meteorologico davvero speciale che potrebbe aver destato l'attenzione anche degli uomini del passato.

Infatti, nel momento in cui le temperature si abbassano a ridosso dell'inverno avviene quella che, popolarmente, viene chiamata l'estate di San Martino; inspiegabilmente, e con una regolarità sbalorditiva, il calore aumenta per circa tre giorni. All'altro lato dell'anno (rispetto al 21 Dicembre), si ha un effetto opposto; tra Gennaio e Febbraio, quando le temperature iniziano ad aumentare sensibilmente, giungono improvvisamente tre giorni di freddo e gelo: i cosiddetti “giorni della merla”. La posizione simmetrica all'interno del calendario, ovvero 40 giorni prima e dopo il solstizio invernale, oltre a servire come punto di riferimento per il computo del tempo, a prescindere dall'osservazione del sole, rende questi due giorni speculari anche a livello simbolico. Si tratta di due soglie attraverso cui si entra e si esce dal periodo più buio dell'anno (forse questo è anche il significato profondo della tradizione del mantello di Martino tagliato in due (4), che ruotano attorno al solstizio invernale, la cosiddetta porta degli dei. Siamo nel momento in cui regna il potere dell'oscurità, nella quale avviene la creazione, in cui le anime “purificate” si incarnano in qualità di salvatori o profeti divini.


Il mistero dei santi Martino e Martina


Un particolare curioso lascia intravedere un filo rosso che mette in profonda connessione l'antico calendario e il revival dell'antica religione solare del rinascimento italiano, capitanata dalla famiglia Barberini. I santi celebrati in queste due date condividono un nome quasi identico, eccetto il sesso. L'11 Novembre è San Martino, il 30 Gennaio è Santa Martina.

L'istituzione della festa di Gennaio venne scelta intorno al 1634 da Urbano VIII, già Maffeo Barberini, colui che decise di finanziare la ricostruzione della chiesa che custodisce le reliquie della santa, nel pieno centro di Roma e salvò dalla prigionia Tommaso Campanella, autore del celebre “La città del sole”. La chiesa ha una posizione a dir poco simbolica: proprio sotto alla basilica di Araceli - dove al solstizio si svolge il gioco di luce che inquadra l'epitaffio dedicato al papa (5) e dove sorgeva l'auguraculum del Campidoglio – nella stessa area un tempo occupata dalla Curia Hostilia e a pochi metri da: Umbilicus Urbis, Lapis Niger e carcere mamertino.


E non è finita. Come ciliegina sulla torta, aggiungiamo che la data del 11 Novembre è a un passo dalla festa principale di Feronia, del 13 Novembre (le idi del mese); dea profondamente legata a Fortuna e, quindi, al culto di Giano; il Signore degli inizi e delle porte (intesi come passaggi).

Una lunga catena di indizi indica come l'antica religione non abbia mai smesso di esistere, continuando a sparire e riemergere attraverso i millenni.


1) Primo tra tutti il famosissimo saggio Il mulino di Amleto, Adelphi Ed., 2004


2) L'archeo-astronomia è la disciplina che studia le conoscenze del movimento del cielo presso le antiche civiltà


3) M. P. Zedda, Monte Forato e il Duomo di Barga: tracce di un antico osservatorio dei Liguri Apuani, Agorà Nuragica, 2012


4) In un episodio dell'agiografia di S. Martino di narra che il cavaliere tagliò a metà il proprio mantello per salvare un mendicante dal freddo. Il mantello è un simbolo della volta celeste.




L'articolo è stato pubblicato per la prima volta nel Novembre del 2021, sulla rivista Oximoron n.1, edita dalla Libreria esoterica "Il Sigillo" di Padova

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