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Graffiti antichi di Padova: la triplice cinta

Aggiornamento: 7 mar

Come triplice cinta si intende uno schema geometrico, a sviluppo radiale, composto da tre quadrati concentrici tracciati a partire da uno stesso punto centrale. Alcune variazioni implicano la presenza o meno di segmenti che uniscono i quadrati, passando per gli angoli o per la parte mediana dei lati, o per entrambi.



Altre volte possono riguardare il numero di quadrati; ne sono state documentate versioni con 4 o 5 cinte, come nel caso dei sotterranei

di Osimo.

Triplice cinta e fiore della vita nella cripta di Sant'Antonio a Sermoneta (LT)
Sermoneta (LT), cripta chiesa di S. Antonio

Un altro raro esemplare di variante l'ho potuto documentare a Sermoneta (LT), nella cripta della Chiesa di Sant'Antonio abate; qui, circondata da rosette a sei petali, la triplice cinta conta ben 6 quadrati.

Alle volte, le linee che uniscono i punti mediani dei lati, continuano fino al centro e formano una figura simile alla croce celtica. Una variante, con cerchi al posto dei quadrati, è riscontrabile in manufatti risalenti all'età del bronzo (1) e del ferro. La cosa non stupisce poiché, entrambi i simboli condividono una stessa origine cosmologica che rimanda al concetto di tripartizione del mondo. Dall'antichità, fino a tutto il medioevo, la struttura metafisica della realtà era rappresentata su tre livelli: un mondo di sotto (sottosuolo), uno di sopra (cielo) e, nel mezzo, quello abitato dagli esseri umani (terra). Uno schema utilizzato anche da Dante, nella Divina Commedia.


Gioco, simbolo o strumento magico?


Fino a non molto tempo fa, questi graffiti venivano considerati solo come giochi e passatempo. Effettivamente, il suo utilizzo ludico non può essere negato. Lo troviamo praticamente, in tutto il mondo: in Italia è chiamato filetto, tria o mulino, in Inghilterra nine men's morris o merrell, in Francia jeu du moulin, etc..

Il fatto che, allo stesso modo degli scacchi, oggi sia visto esclusivamente come un gioco da tavolo, non esclude il fatto che, in passato, non possa essergli stato attribuito un uso diverso. La sua natura, d'altronde, è simbolica e, quindi, dotata di più significati. Oggi, sempre più studiosi ammettono che questi graffiti, quando rinvenuti su piani fortemente inclinati, verticali ,o addirittura su soffitti, siano da interpretare al di fuori dell'ambito ludico. Per una migliore comprensione della questione è necessario tenere da conto il contesto in cui sembrano concentrarsi. La massiccia presenza di questo simbolo in luoghi legati alla sfera del sacro, dovrebbe farci riflettere sulla possibilità che gli venisse attribuito un profondo legame con il mondo del soprannaturale e il linguaggio segreto di numeri e forme geometriche; elementi così cari alle scuole sapienziali di tutto il mondo antico, a partire da quelle pitagoriche.

Innumerevoli sono i riferimenti alle proprietà magiche di forme e immagini costruite secondo precise misure e proporzioni. Nella visione che costituisce l'avvenimento conclusivo dell'Apocalisse di Giovanni (21,1 – 21,15), Gerusalemme, nella sua versione celeste e luogo della manifestazione ultima del Signore, viene descritta con una forma che richiama quella della triplice cinta:


1 Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. 2 Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo...

12 La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. 13 A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. 14 Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. 15 Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 16 La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali.


I passaggi si riferiscono a una forma simbolica, a indicare una sorta di archetipo e modello al quale ogni città potrebbe aderire divenendo controparte terrestre e godere dei suoi benevoli influssi in un gioco alchemico di corrispondenza tra l'alto e il basso, di cui troviamo così tanti riferimenti nei riti di fondazione delle città, nell'antica disciplina etrusca e, poi, romana (2). Concetti che troviamo anche in India dove la struttura di molti templi si rifà al medesimo schema con il santuario principale circondato da tre cinte murarie, in una rappresentazione simbolica che mira a creare un collegamento tra mondo umano (microcosmo) e universo divino (macrocosmo). Un'organizzazione simile viene descritta nel VI secolo a.C. da Platone, nella Repubblica, riferendosi alla struttura della città di Atlantide. Tutto lo schema geometrico di questo simbolo riporta, nuovamente, alla cosmologia, compreso il numero 12 che ritorna nella somma totale degli angoli, come le porte della Gerusalemme celeste, divise in gruppi di tre per lato.


Geometria sacra


Anche se poco conosciuto, un documento iconografico di enorme importanza ci aiuta a comprendere ancora meglio il legame che, nella mentalità medievale, questa e altre forme geometriche dovevano avere con la sfera del sacro. In fondo alla navata sinistra di Santa Maria sopra Minerva, a Roma, troviamo la tomba di Andrea Bregno, uno dei massimi esponenti della scultura lombardo-veneta della seconda metà del '400. Un'artista che, a detta dello stesso Michelangelo, fu di grande ispirazione per sé e i suoi contemporanei.


geometria sacra e triplice cinta Santa Maria sopra Minerva a Roma
Particolare della decorazione simbolica sul sarcofago di Andrea Bregno

A sinistra del suo ritratto, tra le decorazioni della lastra frontale, è rappresentato un filo a piombo che, tenuto da una squadra e compasso, scende dall'alto passando per il centro di due simboli. Il primo è un rombo che contiene un cerchio nel quale, a sua volta, è inscritta una stella di David, formata da due triangoli equilateri incrociati. Il secondo, posto sotto e in asse con il primo, è composto da tre quadrati concentrici senza linee di collegamento. Questo schema assiale indica una chiara connessione tra misure emanate direttamente da una matrice cosmica e, quindi, divina che, scendendo, danno forma alla creazione attraverso precisi schemi geometrici. La triplice cinta è spesso presente presso santuari e luoghi di pellegrinaggio di mezzo mondo. In Tamil Nadu ne ho documentate a decine tra pareti, colonne e pavimentazioni di templi e santuari rupestri, lungo un’antica via di pellegrinaggio tra Madras (l'odierna Chennai) e la punta più meridionale dell'India. Anche lì, le immagini del filetto sono spesso affiancate da raffigurazioni di altri giochi dal duplice significato, ludico e simbolico.


Le triplici cinte di Padova


A Padova ho censito 8 graffiti che rappresentano questo simbolo.



Uno degli esemplari più belli è sicuramente quello inciso sui sedili esterni della canaletta che circonda l'Isola Memmia, in Prato della Valle. Pur non essendo accompagnato da alcuna data, possiamo ipotizzare essere abbastanza recente o, per lo meno, posteriore al 1775. La struttura su cui è stato inciso, infatti, risale alle opere di bonifica e riqualificazione della zona, iniziate a partire da quella data, su progetto di Andrea Memmo.


Credo che le triplici cinte più interessanti siano quelle prive di collegamento tra i quadranti; caratteristica che esclude a priori un loro utilizzo di tipo ludico. Di queste, in città, ne ho documentate tre. La prima è al Palazzo della Ragione, nella loggia meridionale, incisa sul parapetto della scala del Volto della Corda; la seconda alla Basilica del Santo; la terza su uno degli affreschi nell’angolo sud-ovest della Sala dei Giganti.



Graffiti antichi e triplice cinta a Padova
sinistra: P.zzo della Ragione, centro: Sant'Antonio, destra: Sala dei Giganti

Un'altra, ugualmente interessante, si trova subito dietro l'angolo

Triplice cinta e graffiti antichi sulla chiesa di Ognissanti a Padova
Chiesa di Ognissanti

sinistro della facciata della Chiesa di Ognissanti, sulla via omonima. Questa è anche la più difficile da riconoscere a causa del tratto molto consumato e della sovrapposizione di una serie di puntinature disposte a cerchio. Il fatto che i segni di punteruolo combacino con il centro dello schema a filetto, lascia intravedere una sorta di legame tra le due figure. Si possono fare diverse ipotesi sulla natura di questa sovrapposizione. Una contro-fattura? La marcatura di un luogo speciale? Il riutilizzo di uno spazio già consacrato in precedenza tramite l’incisione di un graffito? Il resto della parete sembra intonsa. A parte un secondo cerchio di punti sullo stipite dell’entrata, tutti gli altri graffiti si concentrano nel retro della chiesa.


Sandro Pravisani

(L'articolo è un estratto del capitolo sulla triplice cinta contentuto nel mio prossimo libro "Graffiti antichi di Padova", in uscita a Giugno 2023)


NOTE


1 Uberti M., Coluzzi G., I luoghi delle Triplici Cinte in Italia. Alla ricerca di un simbolo sacro o di un gioco senza tempo?, Eremon Edizioni, 2008


2 Gottarelli Antonio, Modello cosmologico, rito di fondazione e sistemi di orientazione rituale. La connessione solare, in OCNUS, Bologna Italia, Gedit edizioni, 2003

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