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Maiolica ispano-moresca e magia talismanica

Aggiornamento: 1 giu 2023


Sandro Pravisani esperto di simbologia e graffiti antichi

Qualche giorno fa sono stato a trovare l’amico Marco Rumore, nel suo negozio di antichità in centro a Padova. Ogni volta che mi reco lì vengo letteralmente rapito dalle meraviglie che affollano la sua galleria; mentre parliamo, mi aggiro tra vasi, sculture, mobili, quadri e tessuti continuando a togliere e rimettere gli occhiali per osservare da vicino la miriade di simboli delle decorazioni e travolgendo Marco con mille domande che lui, con grande pazienza, cerca sempre di soddisfare.


Questa volta la mia attenzione si è concentrata su una grande ciotola di maiolica, nascosta in un angolo buio del suo studio. Quando l’ho portata alla luce ho immediatamente riconosciuto una serie di simboli a me molto cari che, tra l’altro, descrivo ampiamente nel mio ultimo libro sui graffiti magico devozionali di Padova. Una simpatica coincidenza che mi riporta ai tempi degli studi universitari di cultura e arte islamica. La ciotola, infatti, presenta una serie di motivi tipicamente cristiani mescolati a colori e forme che rimandano al mondo musulmano.


Maiolica ispano moresca con simboli apotropaici e magici
La ciotola ispano-moresca

Si tratta di una cosiddetta maiolica ispano-moresca decorata a lustro; una tecnica utilizzata fin dal IX secolo, in Medio Oriente e portata in Europa da vasai ‘mori’ stabilitisi nella Spagna sud-orientale, a Valencia e negli immediati dintorni. I centri di produzione più famosi furono quelli di Manises e Paterna da dove, tra XIV e XVII secolo, queste maioliche vennero esportate in tutta Europa.

La particolare tecnica che le caratterizza consiste nel rivestire il corpo ceramico, già cotto due volte, con un composto a base di ossidi metallici (argento e/o rame) e nel sottoporlo a una terza cottura in atmosfera riducente (priva di ossigeno), così da ottenere effetti metallici iridescenti, con suggestivi riflessi oro e rubino.



Simboli apotropaici e magia talismanica


Osservando le decorazioni, mi è immediatamente saltato all’occhio un particolare davvero curioso che mi ha spinto a cercare una spiegazione a un apparente mistero. Andiamo per gradi…


All’interno della ciotola è posizionato un grande volatile dal collo serpentino, a spirale; la forma della coda ricorda una cornucopia, simbolo di abbondanza e fortuna per eccellenza. Tutto intorno, gli elementi decorativi sono disposti secondo un preciso schema geometrico basato sui numeri tre e sei. Si tratta di motivi vegetali/floreali e simboli. Tre palme, ognuna sormontata da un uccellino, si alternano con tre rami di garofano fioriti. Unendo i

vertici dei due gruppi di piante si vengono a formare due triangoli sovrapposti e contrari che producono una stella a sei punte; un elemento decorativo che appartiene a tutte e tre le grandi religioni monoteiste nate sulle sponde del Mediterraneo.


Il particolare più misterioso, però, è un altro.


Simboli apotropaici e magici tra le decorazioni di una ciotola spagnola
Monogramma mariano e Trigramma a lato delle palme

A fianco alle palme, ho notato due tra i più importanti simboli dell’iconografia cristiana: il monogramma di Maria e il cosiddetto trigramma di San Bernardino (IHS).

Entrambi fanno parte di una categoria di dispositivi magici ai quali, fin dall’antichità, vennero attribuiti speciali poteri in grado di allontanare influssi negativi e malattie, oppure di attirare abbondanza, salute e fortuna. I primi fanno parte dei simboli “apotropaici” (1) mentre i secondi sono legati alla “magia talismanica” e possono avere entrambi i poteri, ovvero di allontanare il male e contemporaneamente attrarre fortuna. A questi due gruppi appartengono i pentacoli, le triplici cinte (vedi gli articoli sulla Triplice Cinta a Padova e in India del sud), i cerchi concentrici, gli alquerque, le croci, etc.


Il monogramma di Maria è composto dalla sovrapposizione di una A e una M. Le due lettere rappresentano l’espressione latina “Auspice Maria”, ossia “sotto la protezione di Maria” e, contemporaneamente, un richiamo implicito al saluto che l’arcangelo Gabriele rivolse alla Madonna quando le annunciò che sarebbe divenuta la Madre del Salvatore: “Ave Maria”.

Il secondo è l'abbreviazione del nome di Cristo, ovvero le prime tre lettere del nome di Gesù in caratteri greci (Ι Η Σ), con il sigma (Σ) sostituito dalla lettera latina S, che ha lo stesso suono (2). È legato al nome di San Bernardino da Siena perché fu proprio lui, tra '300 e '400, a diffonderne l’utilizzo, descrivendolo come un simbolo in grado di proteggere contro ogni male (fisico e spirituale) e consigliando di apporlo sopra l’entrata delle abitazioni o su ogni oggetto di uso quotidiano. Se non l’avete mai notato prima, vi invito a cercarlo sugli architravi delle dimore più antiche nei centri storici della vostra città. La sua diffusione vi stupirà.


Si tratta, quindi, di due simboli molto conosciuti e ampiamente utilizzati nell’arte cristiana.


Il mistero, quindi, dov’è?


Osservando la ciotola, inizialmente non mi ero accorto di un particolare davvero curioso. Il trigramma è scritto al contrario, ovvero, SHI invece di IHS. Subito ho pensato a un errore del decoratore. Poi, un’intuizione si è fatta largo nella mia testa spingendomi a indagare su quell’”anomalia” e ciò che è emerso merita, sicuramente, di essere raccontato.



Moriscos, Cristiani e l’arte del marketing


Per comprendere davvero cosa si nasconda dietro a quell’apparente errore, è necessario prima capire bene il contesto nel quale le maioliche a lustro venivano prodotte. Abbiamo visto che questa particolare e lunga lavorazione è di origine orientale e, in occidente, viene chiamata Ispano-Moresca.


Moresco deriva da “moriscos”, il termine con il quale venivano designati i musulmani che, dopo la conquista del Regno di Granada (1492) da parte dei re cattolici, sono costretti a convertirsi al cristianesimo. La maggioranza di loro opta per la nuova fede ma nella società spagnola non arrivano a occupare una posizione di primo piano come quella dei conversos; gli ebrei che subirono lo stesso obbligo un secolo prima. In genere sono agricoltori o artigiani, parlano in prevalenza l’arabo e vivono l’attaccamento all’islam, al di là della conversione di facciata, come un elemento identitario. La convivenza con i cristiani è pacifica fino alla fine del ‘500 quando, a seguito di pressioni politiche di una parte della chiesa, il re decide di espellerli dal paese tra il 1609 e il 1613.


Nei secoli di produzione della maiolica a lustro, dunque, il contesto nel quale si muovono tutti questi gruppi è molto complesso e variegato; un ambiente religioso di base cristiano che, al suo interno, mantiene lingue e tradizioni diverse. Pur uniformandosi all’iconografia sacra del cristianesimo i Moriscos, soprattutto in ambienti privati, continuano a utilizzare simbologie prevenienti dal ricco immaginario iconografico dell’islam.


Ed è proprio qui che si inserisce l’anomalia.


Gli artigiani valenciani, per più di un secolo, si trovano ad avere una clientela composta da cristiani che utilizzano caratteri latini e musulmani che utilizzano caratteri arabi, cercando di creare decorazioni che possano incontrare gusti e simboli profondamente legati alle due identità culturali. Solo tenendo a mente l’esigenza di mediare tra diversi stili e linguaggi è possibile comprendere che l’inversione delle lettere del trigramma corrisponde a un geniale e raffinato escamotage per ricomporre le due tradizioni in un unico segno. In altre parole, l’errore si rivela essere una potente azione di marketing di quell'epoca.


Tenendo presente che la lingua araba si legge da destra a sinistra e quella latina nel verso opposto, lo stratagemma fu quello di cambiare la disposizione delle tre lettere per rendere il simbolo riconoscibile, e soprattutto fruibile da entrambe le clientele.

IHS al contrario e al mulk scritto in arabo
IHS a lettere invertite e Al-Mulk scritto in arabo

SHI, con la croce al centro della traversa dell’H, permette alla maggioranza di clienti cristiani, analfabeti o meno, di riconoscere il trigramma, e di garantirne l’efficacia come talismano. Allo stesso tempo, se letto da destra a sinistra, le lettere latine possono essere viste come i caratteri arabi che compongono il termine Al-Mulk (3).


La I, quindi, agli occhi di un arabofono diviene una Alif (valore A); il tratto verticale destro dell’H una Lam (valore L); la base della croce una Mim (valore M); il tratto verticale sinistro dell’H diventa una Lam e la S, mantenuta nel verso corretto, diviene una Kaf (valore K).


L'esperta di ceramiche valenciane, Maria Paz Soler Ferrero descrive l'escamotage in questo modo:


"Il tema allusivo dell'iscrizione IHS fa sì che questo tipo di ceramica sia piuttosto scioccante, dato che dà un'idea delle capacità diplomatiche dei ceramisti, per lo più musulmani, e desiderosi di essere in buoni rapporti sia con i clienti cristiani che con i loro correligionari: girando il pezzo di 180º, le lettere IHS nella loro scrittura gotica possono benissimo essere lette come Al-Mulk in scrittura araba".


Il mistero sembra risolto.


Se siete in zona e volete passare a vedere la ciotola di persona, sappiate che è esposta presso:



E se vi balzasse in mente l’idea di acquistarla, fate il mio nome… potrebbe aiutare.



Sandro Pravisani



NOTE:


1 Dal greco apotrépein che significa “allontanare” (il male)

2 Secondo alcuni, invece, le tre lettere starebbero per Iesus Hominum Salvator (Gesù Salvatore dell’Umanità)

3 Al-Mulk significa “sovranità” ed è il nome della Sura 67 del Corano



Bibliografia:


Coll Conesa, Jaume. El comercio de la cerámica valenciana en las rutas del Atlántico Norte. p. 190-191; En Os Capítulos da Irmandade: Peregrinación y conflicto social en la Galicia del siglo XV. [A Coruña]: S.A. de Xestión do Plan Xacobeo, [2006], p. 181-199

Soler Ferrer, María Paz, História de la cerámica valenciana, Vicent Garcia Editores,, Valencia, 1988

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