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Il solstizio invernale e la fondazione simbolica di Padova

Aggiornamento: 1 giu 2023

La creazione dei calendari ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo dei primi nuclei sociali. In tutto il mondo, da millenni, l'essere umano si è ingegnato nel realizzare metodi sempre più efficaci e precisi per misurare lo scorrere del tempo. Fino a qualche decennio fa, non riuscivamo a rendercene conto. L'idea che questo tipo di conoscenza potesse essere condivisa in tempi estremamente lontani, era semplicemente inconcepibile. Oggi, grazie ai nuovi strumenti d'indagine e a un approccio multidisciplinare alla ricerca, sappiamo che questo divenne possibile almeno a partire dal neolitico.


Riusciamo a definire sempre meglio i modelli di quell'antica scienza anche attraverso la comprensione del suo linguaggio simbolico, strettamente legato ai miti e alle strutture religiose che caratterizzavano quelle prime società. Una scienza sacra utilizzata non solo per comprendere e gestire i fenomeni fisici, ma anche quelli psichici e sociali; dal rapporto con le forze della natura alla creazione e mantenimento della coesione sociale, passando per l'armonizzazione di bisogni e tensioni sia individuali che collettivi.


Pensiamo a Stonehenge, uno dei siti megalitici più conosciuti al mondo, nel sudovest del Regno Unito. Enormi blocchi di pietra, pesanti diverse tonnellate, vennero disposti in modo che, dal centro del complesso, si potessero individuare i punti all'orizzonte dove il sole sorge o tramonta nei giorni di solstizi ed equinozi. Questo luogo, però, è importante anche per altre caratteristiche che permettono non solo di riconoscere gli aspetti principali del pensiero simbolico e religioso della civiltà che lo eresse ma, anche, la capacità di astrazione dei suoi membri e il loro livello organizzativo. Una delle più interessanti riguarda le cosiddette blue stones: pietre pesanti tra le 2 e le 5 tonnellate ciascuna, che costituiscono la parte centrale del complesso. Un team di archeologi e geologi è riuscito a determinarne il luogo esatto di estrazione: un'antichissima cava delle Preseli Hills, nel Galles sudoccidentale (1), a una distanza di circa 250 chilometri!


Consideriamo l'immane sforzo profuso per trasportare le pietre da quella distanza fino alla piana di Salisbury. Un progetto di tale portata non necessita solamente di visione, calcoli di fattibilità e logistica ma, soprattutto, di un altissimo livello di coesione, organizzazione sociale e, non da ultimo, un buon motivo. Facciamo finta che le distanze, a quel tempo, non fossero un grande problema; per la realizzazione di una simile operazione avremmo bisogno di progettisti, direttori dei lavori, operai specializzati e, ancora, personale addetto ai servizi come il ristoro e la cura di tutti gli uomini e le donne coinvolti nel raggiungimento di un obiettivo che, probabilmente, li impegnò per diverse generazioni.


Calcolare il tempo, dunque, era di estrema importanza ma i dati che emergono portano a pensare che questo tipo di dispositivi non deve essere servito solo per uno scopo utilitaristico, legato all'attività di sussistenza. Devono esserci stati anche altri motivi, di carattere spirituale e simbolico, legati a esigenze di coesione e stabilità sociale, nonché per definire un polo attorno al quale si andava formando una comunità, con le sue caratteristiche identitarie.


Di queste opere è pieno il mondo; ogni anno ne vengono scoperte di nuove e spesso ci accorgiamo, dopo decenni dalla prima scoperta di un sito archeologico, che esso aveva una funzione legata ai movimenti della volta celeste. Ma non sempre è stato necessario costruire opere così monumentali. Stonehenge sorge in una regione principalmente pianeggiante ma in altri contesti la questione era, se così possiamo dire, più semplice...


Pensiamo alle aree in prossimità di alture, siano esse colline o vere e proprie montagne. In questo caso, la morfologia stessa del paesaggio avrebbe permesso di individuare marcatori all'orizzonte che segnassero il punto dove i maggiori corpi celesti sorgono o tramontano nell'arco dell'anno e, quindi, di calcolare i ritmi stagionali. A chi conosce le zone dell'arco alpino orientale, non sarà sfuggita la costante presenza di toponimi legati a numeri che non superano mai il 12. Questo è dovuto al fatto che le popolazioni della zona hanno utilizzato alcune vette per segnare la posizione del sole nell'arco della giornata. Per esempio, nei pressi di Sesto (BZ) troviamo Cima 9, 10, 11, 12 e 1 (2). Una soluzione sicuramente meno dispendiosa di quella di Stonehenge e, forse, più antica.



La cosmologia dei Veneti antichi


Negli ultimi 30 anni ho studiato il rapporto tra gli insediamenti antichi e il territorio tra le province di Venezia, Padova e Vicenza. La scoperta di circa una cinquantina di allineamenti solari (solstiziali ed equinoziali) mi ha permesso di individuare, anche qui, le tracce di quella scienza. Dalle nebbie del passato emerge una serie di relazioni tra luoghi che vanno a costituire un paesaggio allo stesso tempo fisico e simbolico; una vasta opera di organizzazione e sacralizzazione dell'ambiente che sembra avere inizio nell'età del rame (tardo neolitico) e, nel tempo, coprire le principali aree di influenza della cultura Venetica, per poi essere integrata all'interno del processo di romanizzazione e, in ultimo, di cristianizzazione del territorio.


In questa estesa griglia territoriale, il sito in cui sorge Padova non sembra per nulla casuale ma, al contrario, scelto secondo una precisa visione cosmologica del tutto coerente con i principi di quella che i Romani chiamavano “antica disciplina” (riferendosi alla scienza sacra degli Etruschi). La città, infatti, è protagonista di uno degli allineamenti più significativi che si verifica nei giorni del solstizio invernale (21 Dicembre) quando, guardando in direzione sud-ovest, si vede il sole tramontare dietro il monte Venda, la vetta più alta dei colli Euganei.



Diversi indizi lasciano supporre che nel territorio di Padova fossero diffuse pratiche legate alla tradizione etrusca. Oltre all'alfabeto utilizzato dagli antichi Veneti, tutti gli aspetti della loro religiosità risultano profondamente intrisi di nomi di divinità e simboli provenienti da quella cultura. Inoltre, un'importante testimonianza di attività oracolare officiata da un Augure (3) ci viene riferita da scrittori come Plutarco (che riprende Livio), Lucano e Gellio. Questi menzionano la visone di un sacerdote che da Padova (in altre versioni da una collina in territorio aponense), in una sorta di canalizzazione telepatica, descrive i momenti salienti della vittoria di Cesare su Pompeo.



L'allineamento solstiziale che coinvolge Padova è altamente significativo poiché lo si può osservare solamente da alcuni punti precisi, disposti lungo una fascia che passa per l'”Omphalos” (dal greco: ombelico) della città, ovvero la zona d'intersezione tra Cardo e Decumano maggiori. Un luogo che, a distanza di secoli, continuò a essere considerato un punto di riferimento nel quale erigere due dei monumenti più importanti per la comunità: il Duomo e il Palazzo della ragione, rispettivamente il centro spirituale e amministrativo della Padova medievale.



Antenore e l'eco della tradizione Troiana


Secondo la leggenda Padova fu la prima fondazione degli esuli troiani giunti in Italia al seguito di Antenore. Una tradizione indissolubilmente legata a quella di Enea e alla stirpe Romana che da lui discese. Questo fu il motivo principale per cui Romani e Veneti furono da sempre alleati, riconoscendo reciprocamente origini comuni, provenienti da un unico sostrato culturale.

L'allineamento che unisce la città al più alto dei colli euganei sembra essere voluto e realizzato secondo le regole di una precisa visione cosmologica. Anche il centro sacro di Roma è allineato in modo simile ma con la differenza che il sole, al solstizio invernale, sorge dalla vetta più alta dei colli Albani (4).



I misteriosi Ludi Cetasti


Nella letteratura classica troviamo alcune informazioni che permettono di individuare ulteriori elementi della cosmologia dei Veneti.

Sia Tacito (Annales XVI, 21) che Cassio Dione (Storia romana LXII,26) menzionano una delle feste più importanti della tradizione patavina: i Ludi Cetasti. Tra i due, è Dione che ci fornisce un dato fondamentale. Questi antichissimi giochi, istituiti dall'eroe fondatore della città, venivano celebrati ogni 30 anni; un periodo di tempo profondamente legato alla durata dell'anno solare diviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno e, su scala macroscopica, al ritmo delle cosiddette "grandi congiunzioni" di Saturno e Giove. Un riferimento che ritroviamo in moltissime altre tradizioni, sotto forma di racconti mitici, rituali e celebrazioni; basti pensare al Heb-Sed, la grande cerimonia che si svolgeva ogni 30 anni in Egitto, durante la quale il faraone doveva correre in un'arena insieme a un Toro per dimostrare di essere ancora in grado di garantire l'ordine nel proprio regno. Secondo molti studiosi, giubilei e feste a cadenza trentennale sarebbero da collegare alla conoscenza dei cicli cosmici e, in particolare, del lento movimento dell'asse terrestre, conosciuto con il termine di precessione degli equinozi (7).


Per concludere, Servio (che riprende alcune notizie di Ovidio) ci informa che la scelta del luogo dove fondare la nuova patria, venne presa in accordo con la predizione di un oracolo: “ [Antenore] aveva ricevuto infatti un responso siffatto, di fondare una città sul luogo in cui avesse trafitto un uccello con le frecce” (Pont, 4,16). Un ulteriore particolare che sottolinea l'attenzione alla lettura dei segni del cielo.


Anche in questo territorio, dunque, possiamo ipotizzare la presenza di una tradizione alla quale ricondurre pratiche religiose e riti di fondazione che miravano a realizzare una profonda connessione tra l'alto e il basso; un'asse di comunicazione tra il mondo degli umani e quello metafisico per portare in terra gli influssi benefici dell'ordine cosmico e, quindi, garantire prosperità e stabilità alle future città.


Sandro Pravisani



NOTE

1 AA.VV., The original Stonehenge? A dismantled stone circle in the Preseli Hills of west Wales, Antiquity , Volume 95 , Issue 379 , February 2021

2 Secondo l'ingegnere Innerebner, il nome stesso della località di Sesto (BZ), dalla quale si osserva il sole in corrispondenza delle vette, derivi dal Latino da “Hora Sexta”, il mezzogiorno delle antiche meridiane.

Vedi Innerebner G., La determinazione del tempo nella preistoria dell'Alto Adige, Annali dell'Università di Ferrara, N. S., Sez. XV, Vol. 1, 1959


3 Gli Auguri erano sacerdoti della tradizione etrusca, specializzati nell'interpretare il volere degli dèi che si manifestava per mezzo di segni come fulmini, tuoni o tramite l'osservazione del volo degli uccelli.



5 De Santillana G. e Von Dechend H., Il mulino di Amleto, pag. 315, Adelphi ed. 2004

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